Dr. RODOLFO ROSSI

Disturbo bipolare

Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore caratterizzato da oscillazioni del tono dell’umore e dell’energia vitale di chi ne è affetto, con alternanza di fasi depressive e di fasi maniacali (o ipomaniacale).

Le fasi depressive sono del tutto simili agli episodi depressivi che caratterizzano la depressione maggiore.
La mania, invece, compare in modo eclatante, con umore eccessivamente “positivo”, elevato e allegro o euforico, accompagnato da un’intensa sensazione di “energia”, di infaticabilità con ridotto bisogno di sonno, tanto da venir notato dagli altri come inusuale rispetto alla normalità dell’individuo. Accanto a questi sintomi, le fasi maniacali spesso si presentano con comportamenti disinibiti, sopra le righe e talvolta pericolosi, ad esempio spendere soldi molto al di là delle proprie possibilità, tendenza a iniziare contemporaneamente tante attività senza portarle a termine, comportamenti aggressivi e impulsivi, eccessiva fiducia nelle proprie capacità, aumento del desiderio sessuale, abuso di droghe e gioco d’azzardo, nonché modifica del proprio modo di truccarsi o vestirsi in senso più appariscente. Inoltre si presentano sintomi cognitivi quali distraibilità, aumento della velocità dei pensieri e logorrea.
Talvolta, i sintomi depressivi e maniacali si possono “mischiare” tra di loro nei cosiddetti episodi misti, in cui l’umore fondamentale non è triste o euforico, ma piuttosto irritabile e nervoso (in gergo, disforico).


Le oscillazioni dell’umore del disturbo bipolare non hanno nulla a che vedere per intensità alle normali fluttuazioni dell’umore cui tutti noi andiamo incontro nella nostra vita. Il confine tra normale e patologico sta nella ritmicità e nell’intensità di queste oscillazioni, nonché nelle gravi conseguenze cui va incontro chi soffre di questo disturbo.
Talvolta, gli episodi più gravi di mania o di depressione possono presentarsi sintomi psicotici, quali allucinazioni uditive e i deliri, ossia delle convinzioni errate o irrealistiche su di sé o sugli altri, delle quali si è assolutamente convinti anche di fronte alla dimostrazione del contrario. Esempi di deliri nel disturbo bipolare sono deliri di grandezza durante la mania o deliri di colpa o di rovina durante la depressione.
I rischi maggiori per chi soffre di disturbo bipolare sono da un lato le conseguenze sociali, familiari e lavorative dei comportamenti che si attuano durante le manie, dall’altro l’impatto negativo sul funzionamento delle fasi depressive, fino ai comportamenti suicidari.
La ciclotimia è una variante del disturbo bipolare, caratterizzata da episodi sia depressivi che maniacali di lieve intensità ma con elevata frequenza.

Il disturbo bipolare è per sua natura ciclico, essendo possibili sia andamenti molto regolari, ad es. stagionali, sia andamenti assolutamente irregolari e imprevedibili. A ogni modo, avere più episodi sia maniacali che depressivi nel corso della vita è la norma per chi soffre di disturbo bipolare.

Il disturbo bipolare, per quanto sia una condizione cronica, è fortunatamente gestibile nella maggioranza dei casi, e molte persone affette conducono una vita assolutamente normale convivendo con il disturbo.

​La genetica svolge un ruolo chiave nel disturbo bipolare. Tuttavia, il disturbo bipolare è solo in parte ereditabile: i figli di un genitore con disturbo bipolare hanno dal 14 al 50% di probabilità di soffrire a loro volta di un disturbo bipolare, contro il 5% della popolazione generale. Inoltre, i tassi di concordanza tra gemelli monozigoti (identici) sono intorno al 40%. A ogni modo, consigliamo di approfondire queste statistiche con la supervisione di un clinico.

La terapia è principalmente farmacologica, mirata alla stabilizzazione nel corso del tempo dell’umore e alla prevenzione di episodi acuti maniacali e depressivi. I principali farmaci utilizzati come stabilizzatori dell’umore sono i sali di litio e farmaci nati come antiepilettici, tra cui il valproato, la lamotrigina e la carbamazepina. Inoltre vengono usati con le stesse indicazioni terapeutiche farmaci antagonisti dei recettori della Dopamina (cosiddetti Antipsicotici) di Seconda generazione, tra cui l’Aripiprazolo, la Quetiapina, l’Asenapina e il Risperidone. Con molta cautela, è possibile nelle fasi depressive utilizzare farmaci antidepressivi, purché sotto copertura di stabilizzanti del tono dell’umore per evitare il viraggio (“switch”) in fase maniacale.
Fondamentale è l’aggiunta di un percorso psicoeducativo mirato al riconoscimento precoce delle ricadute, nonché alla cura della propria igiene di vita.